Per molti è un piccolo piacere quotidiano, per altri un rituale irrinunciabile destinato a ripetersi nell’arco della giornata. Ad ogni modo, è considerata quasi universalmente la bevanda più amata dagli italiani (e non solo). Parliamo del caffè.

Ottenuto dai semi di una pianta della famiglia delle Rubiacee (genere Coffea), il caffè è rappresentato da due specie principali: la Robusta e l’Arabica. Quest’ultima in particolare è la varietà che all’assaggio appare meno amara e più ricca di aromi. I paesi che producono caffè sono molti e tra di essi spiccano Brasile, Guatemala, Etiopia, Costa d’Avorio, Indonesia, Vietnam, Costarica e Colombia. In base al territorio di provenienza, il prodotto assume delle note riconoscibili.

Le varie peculiarità vanno sempre tenute in considerazione quando si crea una miscela. Per ottenerne una buona, infatti, possono servire anche più di una dozzina di differenti tipologie di caffè. Com’è facilmente intuibile, siamo di fronte ad un’altra sapiente attività di blending.

Le miscele più utilizzate nel nostro paese variano anche in base all’area geografica. Il Nord Italia, ad esempio, tende a prediligere quelle più dolci con un filo di acidità tipiche dei caffè centroamericani. Al centro si preferisce una combinazione 80% Arabica e 20% Robusta, intensa e corposa. La tradizione del Sud vuole invece un caffè scuro e intenso, quasi amaro, con una con un’alta percentuale di Robusta associata a una tostatura molto “spinta”.

Ad ogni modo, come sempre accade in un blend, la qualità della materia prima con cui si opera rimane fondamentale. E capire come integrare al meglio aromi e sapori diversi in una miscela si configura come una vera e propria arte.